LA FAVOLA DELLE STAGIONI

ovvero la storia di Persefone, il fiore di narciso e il chicco di melograno...

dai 5 agli 8 anni

Crediti:
drammaturgia e regia Daniela Nicosia 
con Labros Mangheras e Susanna Cro
assistente alla regia e alle coreografie Clara Libertini
luci e suono Paolo Pellicciari
produzione Tib Teatro

Una madre e una figlia, appartenenti alla razza degli dei di Grecia. La mamma della nostra storia, Demetra, era la dea dei raccolti, dell’agricoltura, la figlia detta Core, bellissima, si chiamava Persefone. Zeus, il capo degli Dei, l’aveva promessa in sposa, all’insaputa della madre, al dio Ade, bruttissimo, e padrone degli Inferi, cioè dell’Aldilà, cioè del regno delle ombre, del regno dei morti insomma! Certo, l’avesse saputo, Demetra, la madre, non avrebbe mai permesso quelle nozze luttuose! Per questo motivo Ade, con la complicità di Zeus e di un bellissimo fiore di narciso, rapisce la ragazza e se la porta sottoterra. Una madre separata a forza dalla figlia, scatena un putiferio, non si da’ pace, vero? Figuratevi una madre Dea! Un triplo putiferio, altro che pace, il finimondo! «Sono la Dea del raccolto, dell’agricoltura? Bene! Nessun seme, nessuna spiga mai più germoglierà, i campi saranno secchi per la siccità, tutto sepolto sottoterra per sempre resterà, nessun raccolto maturerà, nessun nutrimento per uomini e Dei più ci sarà! Di fame ognuno morirà! Unica via d’uscita che io possa rivedere mia figlia Persefone! Subitooo!!!» tuonò Demetra. A Zeus non restò alternativa e nemmeno ad Ade, che si convinse a lasciar tornare sulla terra la bella Persefone, solo, però, dopo averle fatto gustare il chicco di melograno... Era furbo Ade, perché quel chicco gustato insieme era una specie di sortilegio, una promessa rubata, affinché lei tornasse periodicamente da lui. Da allora Persefone ogni anno, per due terzi dell’anno, torna sulla terra e la terra si riempie di fiori, di frutti, di nuovi semi che, dopo la semina, per l’altro terzo dell’anno, se ne stanno sottoterra, nel gelo dell’inverno, proprio come Persefone che, in quei mesi freddi, se ne torna laggiù dal marito, per riscaldarsi un po’ tra le sue braccia, nel gelo dell’inverno, in attesa di donarci, col suo ritorno in terra, ogni anno, una nuova primavera...

Lo spettacolo

Lo spettacolo sviluppa la linea artistica di Tib Teatro circa la trasmissione del mito ai più piccoli - già felicemente perseguita con produzioni come La Favola di Orfeo, il Volo di Icaro, Ulisse - mentre induce la riflessione sul legame con la figura materna e con la madre natura, entrambe fonte di nutrimento, mentre l’antico mito delle stagioni fluisce sul piano emotivo ancor prima che su quello cognitivo e si traduce in paesaggio umano dei più giovani, creando un legame affettivo con i piccoli spettatori, secondo la poetica del teatro delle emozioni, che caratterizza la scrittura scenica di Daniela Nicosia. Emozioni quali nutrimento dei più giovani e approccio al teatro, che ne è luogo elettivo; mito quale strumento di lettura della realtà, alle origini della nostra cultura.

Contenuti

LA FAVOLA DELLE STAGIONI ovvero la storia di Persefone, il fiore di narciso e il chicco di melograno, racconta ai più piccoli il mito di Demetra e Persefone, una storia con la quale l’antica Grecia cercò risposte ai misteri connessi al ciclo della natura, e alla iniziazione sessuale dei giovani, un mito alle origini dei rituali dei misteri Eleusini, riattraversato con un linguaggio semplice e giocoso che sa attingere all’esperienza emotiva dei più giovani nella relazione affettiva con la figura materna. Una relazione, questa, determinante, nel vissuto dei nostri piccoli spettatori. Una relazione attraverso la quale si disegna quel tessuto emotivo di affettività e ambiente che costituisce il dna del nostro essere. Relazione che necessita della pur critica separazione, affinché nasca e si consolidi una nuova identità. La separazione dalla madre è infatti lo snodo, non privo di difficoltà, attraverso il quale si realizza il percorso evolutivo del bambino.

Drammaturgia e Bibliografia

Un accurato lavoro di scrittura drammaturgica, scaturito dalla composizione artistica dei materiali verbali e gestuali prodotti dai bambini in sede di laboratorio, e dalla corposa bibliografia sul mito di Dario Dal Corno, Karoly Kerenyi, Felice Ramorino, Luciano De Crescenzo, Jean Pierre Vernant, Roberto Calasso, caratterizza lo spettacolo. Una scrittura immediata ma non banale, che diverte e commuove ad un tempo, che con leggerezza racconta storie antiche, quale nutrimento, per i più giovani, della sfera emotiva e del pensiero, storie che coltivino l’attitudine ad interrogarsi sul presente, anche attraverso le suggestioni del passato. Una drammaturgia atta a comporre, unitamente al determinante ruolo svolto dalle accurate scelte musicali, che si fanno struttura, metalinguaggio testuale, il tessuto emotivo dello spettacolo.