IO TI PRENDO PER MANO

testo, regia, elementi di scena Daniela Nicosia
con Piera Ardessi e Paola Compostella
coreografie Clara Libertini
costumi Silvia Bisconti
luci e suono Paolo Pellicciari
assistente costumi Federica De Bona
foto di scena Lorena Casol
ufficio stampa Lara Sacchi
coproduzione Tib Teatro e I Teatri del Sacro

Lo spettacolo

Una figlia e una madre, in scena, intessono un intenso dialogo in quel tempo sospeso e indefinito che precede il morire. Un tempo nuovo, di cui non si conosce il termine, così come nuovo è quel parlarsi, come mai prima, che si compone, solo ora, in prossimità dell’ultimo distacco…
Frammenti in cui la memoria riaffiora, non scevra di asprezze, rancori antichi, mentre in quell’intimità desueta emerge l’ironia che si traduce in lessico familiare, legato al conoscersi, al non volersi perdere, allo spudorato fluire di parole, gesti, sentimenti che solo quella condizione, quell’ultima soglia - prima del silenzio eterno che unisce e separa - consente.

La ricerca

Una riflessione sul tempo che precede il morire, sulla malattia, quale dono, chiave d’accesso a quel mistero che è la vita.
Un senso di costante inadeguatezza connota il nostro rapporto con la morte, così come con la vita. Si vive e si muore, sempre più spesso, soli.
La morte rappresenta l’unica certezza della nostra vita, la cui consapevolezza, non basta a segnarne il percorso.
Solo quando la vita ci pone in condizioni limite ci è consentito scorgere il morire, approssimarci ad esso.
Ma quando, il morire si preannuncia e come? Quale sentimento accomuna chi sta andando e chi gli è accanto? L’accompagnare una persona cara verso il morire quali soglie rivela all’interno della nostra coscienza, del nostro essere, sospeso e proteso costantemente verso il non essere?
Un pensiero rivolto all’effimero che connota l’esistere, effimero, secondo la sua etimologia greca, cioè di un sol giorno, che mi rimanda alla mia idea di teatro quale luogo dell’effimero che permane, almeno nelle emozioni di chi quell’istante, quell’ultimo sguardo ha condiviso.
Del non morire soli, potrebbe intitolarsi questo progetto, che affida al teatro, quale luogo elettivo delle emozioni, soglia rituale tra ciò che è e ciò che non è più, il compito di accompagnarci in una riflessione sul morire che inutilmente cerchiamo di rinviare.

Daniela Nicosia