NAUFRAGIO
regia e ideazione di Alessandro Businaro
drammaturgia di Stefano Fortin
suono di Dario Felli
assistenza alla regia di Chiara Businaro
con Grazia Capraro e Vassilij Gianmaria Mangheras
produzione Tib Teatro
Il progetto si sviluppa a partire da un lavoro drammaturgico realizzato nel 2016 da Alessandro Businaro e Irene Gandolfi
La memoria rappresenta da sempre, nella percezione comune, uno dei tratti distintivi dell’essere umano. La nostra identità in perenne costruzione e mutamento si poggia infatti su un continuo processo di rievocazione, riformulazione o cancellazione del passato. La sua struttura ci rende ciò che siamo nel tempo, nel nostro essere qui e ora, in balia di un movimento altalenante tra ricordo e dimenticanza. Un naufragio continuo di persone, oggetti e sentimenti.
A raccontare in scena questa fragilità nel nostro rapporto col passato è una coppia, Lui e Lei, unita (e separata) da un tavolo con al centro una torta. Due persone che si parlano, guardano, giocano, due persone che si scontrano e riappacificano su un palcoscenico in cui il tempo si liquefa ed è difficile distinguere tra il piano reale del presente, quello del ricordo e quello della semplice immaginazione. Chi sta parlando a chi? Quello che stiamo vedendo accade realmente o è il tentativo di ricordare (o dimenticare) qualcosa?
[Note di regia]
Ho iniziato a lavorare su Naufragio ormai otto anni fa, guidato dalla volontà di raccontare il processo faticoso di chi si trova a dover elaborare una perdita improvvisa e lacerante , come quella causata dal suicidio della persona con cui si condivide il presente e si progetta il futuro.
L' input iniziale non è stato il desiderio di ricerca antropologica o sociale, ma piuttosto, come spesso accade nei miei lavori, l' esperienza in prima persona di un evento che ho potuto osservare da vicino e che mi ha spinto ad addentrarmi in questa lunga ricerca sotterranea. Come dicevo, il lavoro per arrivare a questa anteprima ha visto diverse tappe di studio e di ricerca. Nel 2016 , con l' aiuto dell' autrice Irene Gandolfi e dell' attrice Grazia Capraro, lavorammo per quasi un anno su una prima stesura drammaturgica, che ci permise di capire che Naufragio non era solo un lavoro sul superamento del lutto, ma anche qualcosa di più stratificato, che portava con sé un ventaglio di temi, a volte contraddittori. Nell' arco degli anni (con un accento importante negli ultimi mesi) questi temi si sono ancora di più specificati e, grazie al lavoro con il drammaturgo e dramaturg Stefano Fortin (con cui collaboro regolarmente dal 2019) e grazie anche al contributo sul palco degli attori, posso dire che il Naufragio che vedrete in scena è uno spettacolo riguardante i riti familiari, il linguaggio in codice dell' amore, la paura di sparire e le difficoltà del dimenticare. Temi quasi sconnessi, che tuttavia si nutrono a vicenda.
Lo spettacolo si presenta come il viaggio di una donna che tenta di mettere in scena frammenti di passato, confusi con situazioni ipotetiche mai davvero accadute, ma forse auspicate. Un viaggio all' interno di una cucina essenziale durante una giornata di festeggiamenti, una cucina bianca come il mondo prima di una ferita, in cui sono presenti una torta, un caffè che non sale mai e una pioggia costante fuori dalla casa, una pioggia che rischia di inondare tutto.
Alessandro Businaro
[Note di drammaturgia]
A
Naufragio è un testo che si sviluppa a partire da un lavoro drammaturgico realizzato nel 2016 da Alessandro Businaro e Irene Gandolfi. Tenendo presente questo dato di partenza si può dire, in un certo senso, che la scrittura di questa versione di Naufragio ha preso alla lettera il proprio titolo. Il presente lavoro drammaturgico, infatti, è nato dalla narrazione di uno spettacolo che personalmente non avevo visto e, attraverso un lavoro preliminare sul ricordo del regista e su quanto io stesso riuscivo a trattenere di tale racconto del passato, ha preso forma una nuova versione del testo: proprio come avviene nei naufragi, in cui non si può salvare tutto ciò che si trova sulla nave ma si riesce a portare con sé solo dei frammenti, a volte nemmeno quelli che potrebbero essere considerati i più importanti.
B
Paul Ricoeur, pensatore francese del secondo Novecento, ha dedicato una cospicua parte della propria produzione all' analisi linguistica e filosofica del concetto di tempo. Tra i diversi testi (di cui Tempo e racconto è sicuramente il più poderoso e conosciuto), esiste un volumetto compatto e incisivo, dal titolo Ricordare, dimenticare, perdonare: 'enigma del passato . Ebbene, questa versione di Naufragio per quanto attiene alla drammaturgia - ruota attorno a questi tre verbi fondamentali, la cui presenza (più o meno evidente) è disseminata nelle parti che articolano il testo. Non esiste ricordo senza dimenticanza, né l' azione della memoria ha un vero e proprio senso per l' individuo se non porta, in qualche modo, a ciò che siamo soliti chiamare - spesso purtroppo intendendolo in un vago senso sentimentale - «perdono» . Al di là dell' evento tragico cui il testo direttamente si riferisce, infatti, è questo credo il valore più intimo di un meccanismo, quello mnemonico, sul quale la nostra identità si fonda non solo perché senza memoria (e/o dimenticanza) non ci sarebbe possibile sapere con chiarezza chi siamo e da dove veniamo, ma anche e soprattutto perché il nostro stare nel presente e il nostro pensare e immaginare il futuro affondano nella necessità di perdonare ciò che ci è già successo, più o meno traumatico che sia .
C
Perdonare , dunque , ma anche dimenticare .
Aleida Assmann ha codificato, nel suo saggio sui Sette modi per dimenticare, una casistica precisa di quella che si potrebbe definire una mnemotecnica al contrario, un' arte dell' oblio che, proprio come lo sforzo di ricordare, è un agire che ci richiede molti sforzi, spesso del tutto inutili.
Di questi sette modi, Naufragio ne sceglie quattro che, nel flusso continuo della ricostruzione messa in atto dalla protagonista femminile, concorrono alla costruzione di una memoria, di un' identità e di un tentativo di perdono: nascondere, sovrascrivere, neutralizzare, perdere.
Queste quattro azioni - che il pensiero monologante della protagonista tenta di evocare, superare e tenere assieme - si susseguono e si mischiano continuamente, collassando ognuna nell' altra, cosi come precipitano l' uno dentro l' altro i diversi ricordi che il pensiero, posto davanti a se stesso, si trova a dover affrontare, «moltiplicando istanti dentro singoli istanti» . Da qui deriva il tempo fuor sesto di Naufragio, che concentra in un' ora una vita intera, passata e futura.
D
Naufragio è dedicato alla memoria di M.P. cui si è voluto rendere omaggio nascondendo all' interno del testo un breve passaggio di una sua canzone.
Stefano Fortin